Archivi del giorno: 23 gennaio 2015

La scena (politica) è mobile…. e procelloso il percorso per Quirinale tra le divisioni nel PD e FI legati nel sodalizio Nazareno

Decisamente mobile e forse è riduttivo definirla così, tanto la situazione politica italiana, alla vigilia del delicatissimo ed importantissimo passaggio delle elezioni Quirinalizie, è incerta e lascia aperto ogni genere di pronostico.

Poiché le riforme costituzionali sono slittate a febbraio, i nodi che in questo frangente risultano essere più critici sono la modifica della legge elettorale con l’introduzione dell’Italicum e le elezioni del nuovo Presidente della Repubblica.

L’Italicum dopo la bocciatura dell’emendamento “Gotor” ed il passaggio in Senato di quello “Esposito” rinominato Super-Canguro, che ha cancellato qualcosa come 35’000 emendamenti, sembra aver ormai superato la fase critica grazie al supporto fondamentale di Berlusconi che ha sopperito alla defezione di voti concordi interni al PD ed il venturo approdo alla Camera non dovrebbe riservare sorprese. La nuova legge elettorale però non ha lasciato intonso il campo di battaglia Parlamentare ed ha portato alla palese evidenza due circostanze che non possono essere silenziate in modo semplicistico. La prima è che sia in Forza Italia, sia soprattutto nel PD vi sono importantissime divisioni interne che dissentono dalla linea Berlusconiana da un lato e Renziana dall’altro in modo più che marcato. Esse si possono ricondurre all’ala facente capo a Fitto in FI (una quarantina di seguaci circa) e quella senza un leader definito ma che raccoglie oltre a Gotor anche Civati, Fassina, Cuperlo, Mineo, Chiti, Mucchetti, Bersani e del quale nessuno sa la reale entità, si ipotizzano circa 110 o 140 ma potrebbero essere sicuramente di più visto che nelle file più orientate a sinistra del PD la critica nei confronti del Premier è diffusa ed ultimamente in crescita. Le due correnti si oppongono in tutto e per tutto al patto del Nazareno che guardano con sospetto come una consegna in ostaggio al partito avversario per definizione.

La spaccatura sull’Italicum ha legittimato una domanda che aleggiava già da tempo, cioè se la maggioranza di Governo sia ancora quella che Renzi presentò al presidente della Repubblica Napolitano nel momento in cui fu chiamato a succedere ad Enrico Letta. Probabilmente non lo è più e probabilmente e se non fosse che il seggio del Quirinale è coperto dal facente funzione Grasso (che pure ha tutti i poteri del Capo dello Stato) ci sarebbero gli estremi affinché venisse chiesta una verifica Parlamentare ed eventualmente uno scioglimento delle Camere. Ovviamente ciò non accadrà e tutto rimarrà in stallo fino alle elezioni che inizieranno Giovedì 29; quello sarà il campo da gioco dove, grazie al voto nascosto dal catafalco, potranno verificarsi clamorosi ribaltamenti e colpi di scena dopo i quali tutto sarà davvero possibile.

Le elezioni al Quirinale saranno un esame principalmente per il PD, benché il Premier tenti di mediare per mantenere una difficile ed ormai innaturale unità nel partito. L’ala di Fitto in FI non pare in grado di impensierire e neppure sembra poter instaurare una qualche alleanza strategica di peso. I Democratici invece devono portare a termine un’importante riflessione che dopo il caso Cofferati non può più essere rimandata. Necessariamente devono chiedersi che futuro vogliono avere e decidersi una volta per tutte. Mentre Bersani e Cuperlo, forse troppo legati come del resto molti elettori al marchio PD, han dichiarato di voler rimanere tra i Dem e provare ad indirizzare verso sinistra l’operato di Renzi, Civati ha carpito la proposta di alleanza lanciata da Vendola con apertura verso il M5S per l’elezione del nuovo inquilino del Colle. La rottura tra Premier è Fassina non è più sanabile dopo la dichiarazione dell’Economista Bocconiano secondo cui Renzi sarebbe stato il capo dei 101 che boicottarono Prodi ed anche il paragone dipinto da Cuperlo tra l’attuale PD ed una nuova grande Balena bianca stile DC, però peggiore della DC degli anni 90 poiché ammiccante a destra, lascia vaticinare tensioni imminenti nonostante la pacatezza e l’atarassia infusi dai modi “cuperliani”.

Le mosse che questa parte del PD può mettere in campo sono sostanzialmente due.

La prima è di accettare di rimanere nel PD prendendo però coscienza di non avere possibilità di scalfire le decisioni e la marcia del risolutissimo Renzi che non può permettersi di cessare la sua corsa, anche se talvolta non lascia intendere verso quale destinazione.
Sarebbe per i più sinistrorsi dei democratici l’accettazione dell’insignificanza all’interno del partito che alcuni di loro hanno fondato, in cambio di una buona e solida posizione al governo, accettando che il nuovo bacino dei loro elettori si sposti sempre più dal centro sinistra al centro destra. Del resto, guardando ai numeri elettorali, la mossa è tutt’altro che stupida. L’Italia degli ultimi anni è un paese orientato a centro-destra e questa parte politica non ha attualmente una rappresentanza convincente, così Renzi ha deciso di insinuarsi in questa faglia per fare suoi quanti più elettori possibile subendo di contro qualche perdita sul fronte opposto di centro-sinistra sicuro che il bilancio complessivo della sua scelta sarà positivo. In tal senso, stante il patto del Nazareno, il paragone con una nuova destrorsa Moby Dick calza a pennello.

La seconda opzione dei Dem di sinistra è quella di riunirsi, fuoriuscire e fare fronte comune con SEL ed M5S per battere il Governo, provando a far saltare il patto del Nazareno proprio sul Ring del Quirinale. Se questa mossa riuscisse potrebbe davvero aprire le porte a tutti gli scenari, inclusa la verifica della maggioranza parlamentare, lo scioglimento delle camere e le conseguenti elezioni anticipate, che, contrariamente a qualche mese fa, con i nuovi rapporti di forza potrebbero essere più complesse del previsto per il Premier.
Questa seconda possibilità è ovviamente rischiosa e la scarsa determinazione di Bersani e Cuperlo fanno pensare alla consapevolezza di un numero complessivo di seguaci insufficiente. La posizione di Renzi invece è forte ed il Nazareno sembra solido anche perché Berlusconi ha tutto l’interesse a rimanere in sintonia con il Premier per poter avanzare richieste circa il decreto sul fisco in calendario il 20 febbraio, del resto ha già accettato e votato una legge elettorale che Romani (FI) ha chiaramente detto non essere di gradimento di FI. Per l’ala di sinistra del PD l’unico modo per far saltare il Nazareno tra le forche caudine del Colle è quello di raccogliere un numero consistente di sostenitori e stringersi con SEL, M5S, eventuali fuoriusciti dal M5S e qualche centrista ed andare a proporre fin dalle prime votazioni un nome forte ed autorevole non rifiutabile dal PD ma inaccettabile a Berlusconi. Il primo della lista rimane ovviamente Prodi (M5S dovrà farsene una ragione e finalmente scendere a compromesso se non vuole continuare una politica decisamente poco produttiva rispetto ai voti ottenuti), ma anche lo stesso Bersani, Emma Bonino (con i giustificati dubbi relativi alla sua malattia) oppure, uscendo dall’ambito dei politici di professione alla volta dei tecnici, l’ex Ministro della Giustizia Paola Severino di Benedetto o Ilda Bocassini.
Una volta proposti fin da subito nomi di simil calibro potrà essere messo alla prova il Nazareno che con tutta probabilità ha nei piani di propendere verso l’elezione di una personalità neutrale, non decisionista, poco incline all’azione politica ed allo scioglimento delle Camere, garantista (con Berlusconi in particolare) e magari dal profilo più economico (Visco potrebbe rispondere a queste caratteristiche, anche se ufficialmente, come Draghi, si è tirato fuori dalla corsa).

Non rimane molto da attendere, meno di una settimana, tutta la politica italiana è mobile con l’obiettivo del Colle e del Governo; essa sta operando nella costruzione di alleanze talvolta trasparenti e destinate a durate talvolta celate e transeunte. Si trova di fronte ad un bivio, per ora possiamo solo esercitarci ad analizzare scenari ed avanzare ipotesi più o meno verosimili. Le danze però si apriranno al pubblico mercoledì sera o giovedì mattina con la presentazione del primo candidato ufficiale e poi a partire dalle 15 con l’inizio delle votazioni.

PS: il vero outsider comunque è sempre e solo uno: Giancarlo Magalli!

LINK:
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23/01/2015
Valentino Angeletti
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